Non si tratta di disinteresse.
Non è un gesto di rassegnazione.
È una scelta ponderata, una forma di opposizione lucida verso una proposta che guarda al passato più che al futuro.
I quesiti referendari in programma l’8 e il 9 giugno non nascono da un confronto ampio, né da un’urgenza reale nel mondo del lavoro. Al contrario, sembrano espressione di un approccio ideologico che ignora la complessità dell’economia contemporanea e le esigenze di chi, ogni giorno, crea occupazione in un contesto fatto di equilibri delicati.
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📌 Perché l’astensione è una scelta consapevole
1️⃣ Il reintegro automatico nei licenziamenti rappresenta un ritorno a logiche del secolo scorso.
In un sistema produttivo che richiede chiarezza normativa e margini di flessibilità per investire e assumere, riproporre strumenti rigidi e giudizializzati significa allontanare la stabilità e incentivare la precarietà.
2️⃣ L’abolizione del tetto ai risarcimenti nelle piccole imprese rischia di compromettere la tenuta di migliaia di realtà produttive, artigianali e commerciali, che già operano in condizioni di fragilità.
Non si tutelano i diritti creando nuovi squilibri.
3️⃣ La reintroduzione delle “causali obbligatorie” nei contratti a termine finirebbe per irrigidire ulteriormente il mercato del lavoro, trasformando ogni assunzione temporanea in un possibile contenzioso.
Una visione miope, che disincentiva l’ingresso nel mondo del lavoro.
4️⃣ L’estensione della responsabilità per infortuni anche a chi affida un appalto introduce un principio giuridicamente pericoloso, che genera insicurezza giuridica e rischia di paralizzare interi settori come l’edilizia.
La sicurezza sul lavoro è un obiettivo irrinunciabile, ma non può essere perseguita attraverso scorciatoie ideologiche.
5️⃣ La riduzione dei tempi per ottenere la cittadinanza italiana da 10 a 5 anni tocca un tema profondo e complesso.
La cittadinanza non è una formalità amministrativa: è un patto di appartenenza, che presuppone un processo di integrazione autentico, non accelerato per ragioni simboliche o di schieramento.
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📣 Non è partecipazione, è un’operazione ideologica travestita da riforma.
Non si tratta di una battaglia per i diritti, ma di un tentativo di rimettere in discussione quanto faticosamente costruito nel tempo.
Una regressione mascherata da progresso.
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🔍 Scegliere l’astensione significa rifiutare di legittimare un impianto sbagliato nelle premesse e pericoloso nelle conseguenze.
Significa chiedere, con serietà, riforme vere: fondate sul confronto, sull’equilibrio, sulla realtà.
✅ Per proteggere davvero il lavoro servono:
• Strumenti legislativi moderni e sostenibili.
• Tutele certe ma compatibili con lo sviluppo.
• Un rafforzamento della contrattazione collettiva, come luogo autentico di bilanciamento tra le esigenze di imprese e lavoratori.
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📅 L’8 e 9 giugno, restare a casa non è disimpegno.
È una dichiarazione di responsabilità.
È dire: il lavoro non si difende con la nostalgia, ma con il coraggio di guardare avanti.
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